mercoledì 4 marzo 2015

Più pil per Renzi

Le roboanti dichiarazioni del governo in meteria di aumento del Pil nazionale fanno riflettere, ma anche ridere. Nessuno o praticamente nessuno ha fatto rilevare che questi dati, ammesso che siano corretti, andrebbero disaggregati perché sino al metá del 2014 alcune attivitá illecite come la prostituzione non venivano inserite nel cosiddetto calderone Istat per il calcolo del prodotto interno, che con le novitá introdotte dal Consiglio dei ministri è assolutamente congruo definire lordo.

Di più, l'esecutivo capitanato dal democratico Matteo Renzi ha anche platealmente lodato sè stesso per le novitá introdotte in materia di lavoro. Soprattutto per quanto concerne l'avere sottratto alla galassia, spesso oscura delle partite iva, un elevato numero di posizioni finite nel novero del lavoro subordinato.

Ora però parlare di aumento di posti di lavoro è in questo senso fuorviante perchè se la ex partita IVA viene assunta con un nuovo contratto, ma licenziata grazie al «job act» quando hanno termine gli sgravi contributivi, allora sul piano occupazionale restiamo in un mare in tempesta.

È senz'altro vero che sottrarre una bella fetta di partite iva alla economia grigia inserendola in una fattispecie meglio regolata è comunque un miglioramento rispetto al passato. Ma smerciare questa novitá per un cambio di marcia sui livelli della disoccupazione è indice di una bassa cultura politica e di un bassissimo senso dello Stato. Va anche rilevato che la maggior parte dei media si è ben guardata dal mostrare all'opinione pubblica queste gravi lacune. Segno che anche una bella porzione della stampa, ha bisogno di un serio esame di coscienza.

Renato Ellero