giovedì 4 dicembre 2014

Matteo, Matteo e la corruzione

Apprendo dagli organi di informazione del dinigo che palazzo Madama ha apposto all'utilizzo di alcune intercettazioni telefoniche a carico del senatore Antonio Azzolini del Nuovo Centro Destra, il quale è accusato di una serie di gravissimi reati nell'ambito della realizzazione del porto pugliese di Molfetta. Il no è passato grazie ai voti di Ncd, Pd, Fi e Lega. Favorevoli alla autorizzazione, si apprende sempre dai media, sono stati solo Sel e M5S.

Il signor Matteo Renzi che blatera tanto contro la corruzione e fa in tal senso il rottamatore, dovrebbe anzitutto rottamare se stesso. Infatti attualmente è sia presidente del consiglio sia segretario del Pd. Lo stesso vale per l'altro Matteo, Matteo Salvini, il cui partito la Lega, si lamenta tanto della illegalità dei clandestini, ma sembra ignorare le illegalità diffuse nelle grandi commesse pubbliche. In questo contesto rimango altresì basito del fatto che il dottor Raffaele Cantone, a capo della autorità nazionale anti-corruzione, non senta il dovere morale di dimettersi a tutela del suo buon nome.

Ora, a proposito delle intercettazioni viene da fare una considerazione. Se queste non contengono nulla, non si comprende perché negarle. Se invece contengono elementi di prova a carico del senatore Azzolini, allora prendo atto che il signor Renzi in prima persona è responsabile dell'impedimento alla magistratura di perseguire il senatore Azzolini. Quindi il premier smetta di scocciarci con le sue favolette toscane sulla rottamazione; si dimetta tenendo conto che siamo noi a pagargli lo stipendio. E non lui a noi.

Renato Ellero